SINTI E ROM NEWS

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lunedì 12 dicembre 2011

Torino Nell' assalto con mazze e bombe carta anche ultrà della Juventus. Tre persone fermate

Sedicenne denuncia finto stupro La folla incendia un campo rom

Bruciate baracche e una cascina. La ragazza: mi ero inventata tutto


Adesso cosa fa L'ostato per afrontare gli istigatori Razziali! sella prendono sempre con la parte più debole.

MILANO - Tono impertivo e bastoni in mano. «Donne e bambini fuori di qui, subito» hanno ordinato. Erano una quarantina, forse cinquanta, qualcuno giura che fossero molti di più. Tutta gente del quartiere e fra loro tanti ultrà della Juventus. Le Vallette di Torino, ieri sera alle sette e mezzo. Fra i palazzi-dormitorio lontani dal centro va in scena prima la solidarietà poi la spedizione punitiva. È caccia al rom, quale che sia. Perché si dice che sia stato un rom a violentare, due giorni fa, una ragazzina di 16 anni della zona. Così 500-600 persone si ritrovano a metà pomeriggio per le vie delle Vallette a sfilare e a far sentire alla vittima tutta la loro vicinanza. Ma quando il corteo si chiude restano per strada solo quei ragazzi inferociti a caccia, appunto, di un rom qualunque per vendicare la ragazzina stuprata. Che però in quegli stessi minuti sta ritrattando tutto davanti ai carabinieri che la incalzano sui dettagli non credibili della sua prima versione: «Mi sono inventata ogni cosa» cede lei alla fine. «Era la mia prima volta, è arrivato mio fratello, mi sono vergognata e ho inventato la storia». Troppo tardi. Il commando dei «vendicatori» è già all' opera alla cascina Continassa dove vivono un centinaio di nomadi romeni. È una ex casa di caccia del Savoia (oggi appartiene alla Juve che ne ha chiesto lo sgombero) occupata cinque anni fa da famiglie di zingari romeni. Ci sono donne davanti al cancello d' ingresso quando i «vendicatori» arrivano urlando il primo ordine: «Donne e bambini fuori di qui». Ubbidire è obbligatorio. Anche perché un attimo dopo scoppia una prima bomba carta che apre la strada al gruppo. La loro furia sembra incontenibile. Fanno di corsa la viuzza sterrata che porta dove c' è la struttura centrale della cascina, vicino ad alcune baracche. Dall' esterno si sente un nuovo scoppio, poi altri ancora e all' improvviso si vedono le fiamme, sempre più alte, sempre più estese. Tempo un' ora e quasi tutta la Continassa brucia, osservata a distanza da decine di residenti venuti a urlare slogan contro le volanti della polizia o a fermare i mezzi dei vigili del fuoco che al primo tentativo di entrare hanno dovuto retrocedere all' urlo ripetuto di «lasciateli bruciare». Verso le nove di sera sul palco di questo spettacolo senza senso è salito anche il fratello della ragazzina dello stupro. È arrivato insieme ai carabinieri perché si è pensato che forse lui, le sue parole, sarebbero riuscite a placare gli animi dei più facinorosi. Risultato: ha provato a dire qualcosa che nessuno ha ascoltato. La rivolta ormai era cosa fatta. E il solo dettaglio che avrebbe fermato i «giustizieri» della spedizione punitiva era sapere che non c' era più un solo rom nei paraggi. I ragazzi che vivevano nella cascina sono riusciti a scappare dalle uscite laterali mentre il gruppo con i bastoni e le bombe carta avanzava all' interno del cascinale. La rabbia è sbollita quando tutto era ormai avvolto dalle fiamme: era la certezza che almeno per un po' nella Continassa non si sarebbero visti rom. «Andiamo, l' obbiettivo è raggiunto» ha detto uno dei capi-blitz. Tempo mezz' ora e nel quartiere si è diffusa la nuova voce: la ragazza ha raccontato bugie. I rivoltosi delle Vallette hanno provato a disperdersi come hanno potuto ma durante l' assalto c' erano fotografi (minacciati e allontanati) che li hanno immortalati. Alcuni di loro sono facce note ai carabinieri e agli uomini della Digos per la loro militanza tra gli ultrà juventini. Così identificarli è stato un attimo: tre i fermi nella serata e una quindicina di altri nomi sui quali indagare. La ragazzina che ha innescato tutto ciò sarà denunciata per simulazione di reato. Dice di aver avuto un rapporto consenziente in un garage con il fidanzato, un italiano di 23 anni rintracciato e sentito nella notte. Ma secondo gli inquirenti il fratello della sedicenne non racconta bugie quando dice che l' ha trovata per strada con i blu jeans in mano e sanguinante. Perché in quelle condizioni? E poi c' è il dettaglio del ragazzo che lo stesso fratello dice di aver visto fuggire e che non è il fidanzato di lei. Chi allora? Il finale di questa storia sembra ancora da scrivere. Giusi Fasano (ha collaborato Marco Bardesono) RIPRODUZIONE RISERVATA **** Il precedente di Napoli nel 2008
Fasano Giusi, Bardesono Marco
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(11 dicembre 2011) - Corriere della Sera

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