A Cavaion è polemica sul campo nomadi
CAVAION. I militanti de «La Destra» e «Progetto Paese» sostengono che l'amministrazione leghista intende crearlo 17/12/2011

I militanti de «La Destra» non sono andati per il sottile e hanno distribuito un volantino al mercato settimanale in cui, a firma del portavoce cavaionese Gian Paolo Turrina, sostengono che il campo rom è più di un'intenzione dell'amministrazione leghista guidata dal sindaco Lorenzo Sartori. Poi ci sono consiglieri comunali di minoranza di «Progetto Paese» che parlano di «procedure avviate e scarsa trasparenza».
Ma il primo cittadino nega ogni accusa: «Mai nemmeno pensato a un campo nomadi. È un'enorme falsità». Vero è soltanto, secondo Sartori, che lì, tra capannoni e lotti ancora liberi, in un parcheggio di proprietà comunale, non possono più vivere nei caravan una ventina di giostrai, divisi in alcune famiglie. Sono qui da 10 anni, l'insediamento è ormai semi stanziale. Alcuni lavorano durante feste e sagre, altri sono venditori ambulanti; i bambini vanno a scuola a Cavaion e frequentano la parrocchia.
«Lavoriamo come tutti e non facciamo niente di male», afferma Ferdinando Morandi, bergamasco, 61 anni, padre e nonno. D'estate insieme ai familiari trasloca con le roulotte, per tre mesi almeno; il resto dell'anno lo passa qui. Alcuni conoscenti gli hanno fatto notare il volantino distribuito al mercato.
«Perché offendere la nostra dignità e calunniare il sindaco?», domanda. Gli dispiace per i nipoti più piccoli: «Ci sono rimasti male più di tutti». Precisa che pagano di tasca loro luce, acqua e rifiuti, cioè che non vivono sulle tasche del Comune. «Nessun allaccio abusivo, abbiamo i nostri contatori e non abbiamo mai chiesto nulla a nessuno», prosegue Morandi, consapevole di doversi spostare con tutti i familiari. «Siamo pronti a collaborare e lo abbiamo sempre detto al sindaco». Lui ci fa conto, del resto: «L'obiettivo», spiega Sartori, «è trovare un'altra sistemazione per loro, non certo quello di creare un campo nomadi».
Carta parla, però, per i tre rappresentanti di «Progetto Paese». «È bene dire le cose come stanno, il Comune ha fatto richiesta nel 2009 alla Prefettura per un campo nomadi», afferma Sabrina Tramonte. «Basta con le bugie, ci creano solo guai». La incalzano i colleghi Corrado Mancini e Roberto Righetti. «Il sindaco sia più trasparente con i cittadini», afferma Mancini, «e dica che c'è dell'altro oltre alla sistemazione per le famiglie di giostrai. C'è infatti una richiesta di finanziamento di 250mila euro per attrezzare un'area da destinare a campo nomade, con impianti fognari, rete idrica ed elettrica, servizi igienici. Il Commissario delegato all'emergenza nomadi nel Veneto ha pure individuato, di recente, il tecnico comunale di riferimento per tutta la procedura».
Ma Sartori non ci sta: «Nel 2009 c'era l'emergenza nomadi e quella domanda era legata alla situazione. Nulla però da allora è stato definito: non ci sono né soldi né progetti. Al momento stiamo cercando una soluzione per chi c'è, non per far venire altri nomadi a Cavaion». A preoccupare i tre rappresentanti di «Progetto Paese», però, è che la pratica prefettizia avviata travalichi ormai il Comune e vada avanti per binari indipendenti dalle volontà dell'amministrazione.
«La sistemazione dei giostrai va affrontata e risolta», spiega Righetti, «ma chiederemo al consiglio comunale un pronunciamento d'urgenza per ritirarla». Un modo infallibile, dicono, per fugare ogni dubbio sulle intenzioni ed evitare sorprese. Non ce ne saranno, promette il sindaco: «Vogliamo risolvere un problema e non crearne altri». Camilla Madinelli
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